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ADRIANO CECIONI opere e scritti 1932, Enrico Somaré, edizioni d'arte moderna
ADRIANO CECIONI opere e scritti 1932, Enrico Somaré, edizioni d'arte moderna
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ADRIANO CECIONI
accadde d'incontrare il libro degli Scritti e dei Ricordi di Adriano Ce-
cioni. Stavo a Firenze, in una bella casa che portava a tutte le pareti
il meglio dell'arte macchiaiola, stavo contemplando questo meglio
lucente che splendeva a gara quasi col lume di quell'ora in mezzo
al giorno primaverile, quando l'ospite mago apri nel fondo di una
stanza l'usciolino di un ripostiglio ingombro d'altri quadri che voleva
mostrarmi. Là dentro cera pure un cumulo di libri uguali, da cui tolsi
la prima copia che toccai, per leggere, accostandomi alla finestra spa-
lancata sopra il giardino della Gherardesca, il nome dell'autore e il ti-
tolo dell'opera. Rilessi: Adriano Cecioni - Scritti e Ricordi ». Sol-
lerai la verde copertina del volume, l'aprii, ne scorsi qualche passo
che immediatamente s'intonò coi dipinti circostanti.
Dev'essere un bel libro dissi, interrogando l'ospite con gli
occhi. -Sono le prose critiche, -rispose - le pagine polemiche che
il Cecioni scultore aveva pubblicato sparsamente sui giornali artistici
dell'epoca, in difesa dell'arte macchiaiuola, e che venti anni dopo la
sua morte vennero raccolte in questo verde volume sfortunato. Salvo
poche copie, tutta l'edizione rimanera giacente presso la tipograia edi-
trice, dove io la rinvenni un giorno per puro caso e l'acquistai, per sal-
varla dal macero. Gli chiesi di tenermi l'esemplare che mi era ca-
pitato sottomano, ringraziandone il pronto donatore ed in cuor mio
la buona circostanza che me lo prestava. Presentivo la forza e l'im-
portanza del testo ritrovato là.
La notte stessa, chiuso in una camera d'albergo, col corpo abban-
donato del lettore notturno che fantastica, la schiena sul guanciale e la
testa piegata verso il libro aperto sotto il viso, percorsi attentamente il
testo che mi si rivelava denso di pensieri originali, eletti, edificanti.
Mi pareva incredibile che il tono, l'acume, la scioltezza e la luci-
dità di quei ragionamenti, che tutti questi pregi non avessero colpito
fortemente l'attenzione, che fossero rimasti, trascorsa la stagione
breve della loro attualità polemica e giornalistica, lettera morta. Con-
siderato che il Cecioni aveva stabilito in quelle pagine una base, la
base logica e il fondamento estetico di un'arte nuova in Italia, che
avrebbe continuato a svolgersi italianamente, se l'arte e se la critica
dell'arte venute dopo fossero rimaste strettamente fedeli allo sviluppo
di quell'insegnamento modernissimo.
Che cosa era venuto meno nello spirito dei successori o per quale
difetto si era attutita in loro la coscienza, o spenta, del rinascimento
pittorico accaduto fra noi nella seconda metà dell'Ottocento e che po-
teva dare lungamente altri frutti? L'Italia unita era stata sul punto
di affermare un ideale artistico capace di riempire un'epoca di forme
sempre più mature, che invece si ritrovò spezzato nelle teste e fra le
mani dei mancati discepoli continuatori, mentre si formava una ge-
nerazione nuova, immemore e distratta. Già la Presunzione, torbida
nemica della vera genialità, faceva strage nella gioventù fuorviata.
Cosi leggendo e interrogandomi, passai su quelle pagine di stampa
fitta una notte di pensieri desti, che si chiusero soltanto all'alba che
toccava i vetri, i quali rendevano i primi rumori della strada, quando
mi addormentai.
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