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L'immaginazione del concreto, Piergiorgio Rossi, B. Spadolini, Franco Angeli

L'immaginazione del concreto, Piergiorgio Rossi, B. Spadolini, Franco Angeli

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L'immaginazione del concreto
Autore:Piergiorgio Rossi, Benedetta Spadolini
Editore:Franco Angeli
Anno: 1989
Serie:Ricerche di tecnologia dell'architettura
Dettagli: 467 pagine, brossura, 22x14cm, illustrazioni in bianco e nero nel testo e fine testo
Condizione8:ben conservato
Indice: per l'indice dettagliato del libro consultare foto dell'inserzione
introduzione dal libro:
Proviamo a riflettere sul modo con cui la gente identifica gli edifici con cui vive a contatto: la gente parla di casa, di chiesa, di ospedale, di scuola, di caserma, di tribunale, e cos via. La gente, cio.,identifica e definisce i diversi oggetti edilizi innanzitutto attraverso la loro denominazione funzionale; tant' è che la denominazione di ciascuno di essi coincide spesso con quella dell' Istituzione che lo occupa.Come avviene appunto per la chiesa o per il tribunale o per la scuola.E lecito allora dedurre che l' attenzione immediata e il prevalente interesse che la gente rivolge al panorama degli oggetti per la dominante concezione utilitaristica, vale anche nel caso di quei grandi progetti che sono gli edifici e conduce immediatamente alla relazione tra contenuto e contenente, l'istituzione e l'edificio, fino al punto di identificare la prima con il secondo.Cosa succede invece dal punto di vista morfologico? Succede che per la gente la definizione morfologica non è altrettanto immediala, perchế non altrettanto immediata è l'individuazione degli oggetti edilizi attraverso la loro forma, e succede dunque che la definizione riguardo alla forma è perlomeno successiva, tant' è che quando essa arriva ad esprimersi, lo fa soltanto attraverso un' aggettivazione della denominazione funzionale primaria: la chiesa rotonda, la casa alta, il tribunale quadrato.La considerazione sulla forma, dunque, segue a quella sull’uso.E non solo; ma essa è anche fortemente selettiva dal momento che non tatt ne hanno conoscenza né tantomeno riescono a formularla. L'approdo alla considerazione sul tipo, sulla forma immanente, sull' archetipo formale, è addirittura privilegio di pochi; degli specialisti, cioè. Solo gli architetti parlano infatti, nel definire un oggetto edilizio, di edificio a corte, di edificio a torre, di edificio in linea oppure a piastra.A ben vedere, un' analoga osservazione potrebbe essere sviluppata anche sulla considerazione della tecnologia che connota un oggetto edilizio: la casa col tetto, la casa in mattoni e quella intonacata, la scuola in cemento. Riflettendo, parrebbe di dover dedurre che sia questa, la considerazione sulla tecnologia, ad impegnare per seconda l'attenzione della gente; ad intervenire cioè, per seconda, nella identificazione e definizione. Per seconda, dunque; e quindi anch' essa prima della considerazione morfologica. E allora, riassumendo: la gente identifica I'architettura con il suo uso, tanto da far coincidere il contenitore con il contenuto, e la definisce subito dopo per il modo con cui sono realizzati i suoi manufatti, cogliendone solo dopo gli aspetti formali pia evidenti. Le definizioni astratte sono respinte dal linguaggio corrente, proprio in quanto estranee al rapporto di uso concreto collettivamente ricercato e vissuto. La gente, cioè, non vive l'architettura come espressione o categoria culturale, ma entra in rapporto diretto e funzionale con specifici oggetti in luoghi determinati; ed è dal grado di funzionalità ditall oggetti (oltre che dal grado di convenienza della loro localizzazione) che dipende l'apprezzamento od il rifiuto del prodotto architettonico.
pos.8

 

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